Pubblicato in: Letture Incolte

PIÙ VELOCE DELLʼOMBRA

di Beatrice Galluzzi

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Ho avuto il piacere di assistere alla presentazione di questo libro durante Inquiete Festival, a Roma. Ad avermi colpito è stato da subito il titolo, unʼopposizione alle credenze comuni, non uno scontato “più veloce della luce“: qui  la protagonista è più veloce dellʼombra. È propria questʼombra che si porta appresso Alessandra, una bambina figlia di genitori bellissimi – il padre somiglia a Magnum P.I. e la madre sembra una delle Charlieʼs Angels – che lotta contro gli sguardi degli sconosciuti e dei suoi familiari i quali, in ogni atteggiamento quotidiano, le ricordano quanto lei non rientri negli universali canoni di normalità. Normalità dalla quale Alessandra rifugge. È grassa, sgraziata e affonda le sue ansietà di bambina – poi di adolescente – nellʼabuso di cibo. Il periodo è quello degli anni ʼ80, dei paninari e delle squinzie, e in cui vanno di moda i Moncler fosforescenti, un abbigliamento che vuole conformare e uniformare – e quindi dare un senso di appartenenza –  ma che nel caso di Alessandra non fa altro che renderla ancora più distante dai suoi coetanei, facendola apparire come un sacco colorato e informe. Federica Tuzi con questo libro è riuscita a entrare nei meandri di una preadolescenza e di unʼadolescenza che gli adulti tendono a obliare, anche se, una volta diventati genitori, si ripromettono di non farlo. Alessandra è una bambina vera, tridimensionale, più grande della sua età, anche fisicamente – il primo giorno di scuola media il bidello la scambia per una professoressa – ma porta con sé vezzi infantili e morbosi, come i tic inconsulti che la assalgono nei momenti di stress, e che lei paragona a cavalli indomiti. Anche i suoi scatti incontrollati diventano parte di un profilo che ci fa immedesimare nella storia – chi di noi non ha patito per un qualsiasi difetto, a quellʼetà? – e la rendono bizzarra ma allo stesso tempo la contraddistinguono. E questa è unʼaltra capacità che bisogna riconoscere alla Tuzi: lʼessere riuscita a fare di ogni difetto un punto di discordanza ma, allo stesso tempo, una spinta in avanti di una potenza estrema. collageLa madre di Alessandra, fissata con diete dimagranti ed esercizi aerobici, definisce la figlia come una giungla con alberi fitti, e tanti animali selvatici, in cui lei si ritrova a fare il giardiniere. “Ma se sono una giungla perché si ostina a fare da giardiniere? Nella giungla i giardinieri non servono.” È quello che si domanda Alessandra. Ed è qui che risiede il punto: nella nostra complessità siamo tutti delle foreste vergini, nelle quali ci si può addentrare con un macete in una mano e una bussola nellʼaltra, immersi e concentrati, ma necessariamente soli. Mentre attribuivo il mio personale significato a questo sottotesto mi sono ricordata di un libro che ho letto diversi anni fa: Personal Velocity di Rebecca Miller – sempre edito dalla Fandango – in cui ci sono donne che ricercano la loro velocità personale. È quello che è riuscita a fare Alessandra, e quello che dovrebbe fare ognuno di noi.

PERIODO IN CUI LEGGERE “PIÙ VELOCE DELLʼOMBRA”

Se si è genitori, specialmente di figli che frequentano gli ultimi anni delle scuole elementari e il triennio delle medie. Tra le pagine crude ma ironiche – e per questo in qualche modo consolatorie – si può ricercare unʼetà distante, dolorosa, che ha lasciato i segni della sofferenza indelebile che ci ha reso adulti, e che ci serve, ogni giorno, per ricordarci non da dove proveniamo ma da cosa.

COLONNA SONORA DA ASCOLTARE DURANTE LA LETTURA

Sicuramente tutte le hit degli anni ʼ80, in special modo i theme di Magnum P.I. e Charlieʼs Angels, esempi estremizzati dellʼestetica di quel periodo.

A tal proposito, ecco il book trailer del libro di Federica Tuzi.

 

 

 

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