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Glow – terza stagione – Show must go on?

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Una serie tutta al femminile migliore di questa non c’è: se avessi dovuto recensire la prima o la seconda stagione di “Glow” sarebbe bastata questa frase. Nelle prime venti puntate, infatti, il livello di scrittura è altissimo, sottile ed efficace: le tematiche importanti sono filtrate da un sapiente lavoro di sceneggiatura e non c’è bisogno di rimarcarle perché lo spettatore le assimila comunque; non è necessario spiegare che le donne sono da sempre prigioniere di stereotipi legati al sesso, alla razza o alla religione quando si mostra un gruppo di ragazze che quegli stessi stereotipi devono incollarseli addosso per affermarsi.

Basta far vestire a una donna di colore i panni di “Welfare Queen” e farla vantare di vivere alle spalle dello Stato; travestire una ragazza asiatica da biscotto della fortuna e pretendere che non usi la “R”; far interpretare a una giovane dall’aspetto medio-orientale la terrorista “Beirut”. In Glow è sempre stato tutto limpido, senza bisogno di monologhi esplicativi: in questa terza stagione, invece, sembra che gli sceneggiatori non confidino molto nella perspicacia del fruitore medio e sentano la necessità di spiegare un po’ troppo, ma il prodotto resta comunque uno dei migliori in circolazione.

LA TRAMA

Dove eravamo rimaste? Ruth è un’attrice che non riesce a ingranare e che ha una relazione col marito della sua migliore amica – Debbie – diventata da poco madre: durante un provino tenuto da Sam Sylvia (ex regista di “B-Movie”) per selezionare ragazze da inserire in Glow – uno show di wrestling al femminile – Debbie aggredisce Ruth dopo aver appreso del tradimento ed è il loro scontro a garantire a entrambe un posto nello spettacolo, che parte in sordina e cresce fino ad arrivare in TV.

La terza stagione si apre a Las Vegas, dove le ragazze sono state costrette a trasferirsi per proseguire lo show, dopo il rifiuto di Ruth di concedersi a un produttore: la tragedia dello Space Shuttle Challenger nella prima puntata ci dà un indizio sull’atmosfera degli episodi che seguiranno… La spensieratezza è un ricordo e le protagoniste – lontane da casa e alle prese con un futuro incerto – sono costrette a domandarsi cosa vogliono davvero. Debbie – obbligata a spostarsi da uno Stato all’altro per vedere il figlio – decide di portarlo a Las Vegas, ma è evidente che la maternità la schiaccia; c’è un’altra ragazza atterrita dall’idea di avere un bambino – Cherry – che vede questa possibilità come la fine della sua carriera (a giusta ragione: ne ha la conferma parlando con una ballerina estromessa dal suo spettacolo dopo il parto). L’omosessualità è un altro tema preponderante: ben due personaggi negano il proprio orientamento fino alla fine della stagione quando la cappa dell’omofobia rischia di soffocare tutti quanti. Nel finale, quasi tutte le lottatrici prendono in mano il proprio destino, manca solo Ruth che resta ai margini, perdendo l’occasione di dare una svolta almeno alla sua vita sentimentale, ma ci sarà un’altra stagione – l’ultima – e dal finale aperto è chiaro che sarà dedicata alla sua riscossa.

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I PUNTI DI FORZA

Il cast è perfetto. Non c’è un personaggio sbagliato e in quest’ultima stagione ci sono due new entry di spessore: Geena Davis, nei panni di un’ex soubrette diventata imprenditrice a Las Vegas, e Kevin Cahoon che interpreta una memorabile drag queen che aiuterà una delle ragazze più problematiche del gruppo – Sheila – a uscire dal guscio e a dar prova del suo talento.

La capacità di trattare temi scomodi con un’onestà rara, inoltre, rende questa serie unica, scevra da ipocrisie.

PERCHÉ GUARDARE QUESTA SERIE?

Se amate gli anni Ottanta, non potete perdervi Glow: i riferimenti a questo scintillante decennio sono molteplici e la colonna sonora – una selezione della migliore musica del periodo – è esaltante. Potete trovare la playlist su Spotify a questo link.

Inoltre, sono pronta a scommettere che vi affezionerete subito alle Gorgeous Ladies of Wrestling: i loro drammi sono i nostri drammi, gli stessi vissuti da generazioni di donne e che, pur essendo ancora lontani da una risoluzione definitiva, cominciano a essere illustrati ad  alta voce e senza giri di parole.

Una menzione speciale per la puntata di Natale: un piccolo capolavoro.


di Francesca Santi

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