a cura di Veronica Galletta

Per quattro anni a Livorno ho tenuto un corso di scrittura. Due volte al mese, ogni due settimane, mi presentavo davanti a una classe di una mezza dozzina di allievi, seduti silenziosi e speranzosi che io riuscissi a spiegare a loro, proprio a loro, come si scrive un romanzo, mentre io vagheggiavo, tiravo fuori appunti, articoli di giornale, ritagli di fatti di cronaca degli ultimi giorni. Voglio molto bene a tutte le persone che sono venute negli anni, perché mi hanno dato molto, perché ci siamo divertiti e a volte anche commossi.
Ho tenuto un corso di scrittura, comunque, e ora che non lo tengo più, posso dirlo. Tenevo un corso di scrittura. Perché io sono così. Perché io funziono così. Non riesco a dire le cose mentre le faccio. È il mio maggior difetto, il mio essere difettosa sempre. La sindrome dell’impostora, l’altra, che sempre mi segue. L’altra, che mi dice ma cosa stai facendo? Ma di cosa ti stai vantando?
Comunque, per la prima volta da quattro anni non ho il mio corso, e questo significa tante cose. Una, la più evidente, è che mi manca il movimento di idee che si produceva, e articoli, e stimoli anche, in un corso che non a casa avevo ribattezzato Il frullatore. E allora ecco la mia rubrica. Donna difettosa in quanto sempre impostora e pure un poco anche frullatora. In questo spazio butterò quello che mi capita, quello che trovo e vedo in giro per la rete e mi piace e mi interessa e ritengo possa essere interessante per scrivere.
Allora, cominciamo.
Manuale per donne delle pulizie (o della complessità)
Eleanor Oliphant sta benissimo (ovvero di maglioni rossi che non sparano)
Si deve scrivere di quello che ci fa paura (e leggere sempre, anche con la clava)
Il senso di una foto (e forse anche di una scrittura)
A proposito di orari e coprifuoco (che non riguardano le nottole ferite)