Pubblicato in: L'angolo della matrigna

Manuale per donne delle pulizie (o della complessità)

di Veronica Galletta

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un breve video promo, del quale non riporto qui i riferimenti, anche se risponde a uno dei principi cardine di bellezza (di una cosa brutta, si pretende quantomeno che sia breve). In questo breve video c’è un’intera famiglia di donne delle pulizie, credo diverse generazioni, credo con un’impresa di pulizie, che fanno un Reality nel quale si sfidano a chi pulisce di più e meglio.

E allora, probabilmente per difendermi (io mi difendo sempre con le parole di altri) mi è venuto in mente «Manuale per donne delle pulizie», racconto di Lucia Berlin.

E mi è venuto in mente che nella vita non è tanto quello che si fa, ma come lo si usa, e lo si trasforma. Perché Lucia Berlin dalla sua esperienza di domestica, e dalla sua vita davvero difficile e sempre al limite ha tirato fuori questo racconto, che è un esempio di equilibrio, ironia, malinconia, denuncia. Ha un uso delle parentesi splendido, e usa tutto (anche i nomi dei cani) per dirci qualcosa di terribile riguardo alle differenze. Allora sono andata a cercarmelo, quel racconto, e ne ho ricopiato un pezzetto qua, che fa così.

«Ai piedi delle colline, le signore aspettano nelle loro Toyota che le cameriere scendano dall’autobus. Trovo sempre un passaggio fino alla sommità di Snake Road con Mamie e la sua signora che dice: «Santo cielo, ma come siamo carine con questa parrucca satinata, Mamie, e invece guarda me, in tenuta da imbianchina».

Io e Mamie fumiamo.

La voce delle signore si alza sempre di due ottave quando parlano con le donne delle pulizie o con i gatti.

(Donne delle pulizie: a proposito di gatti… mai farci amicizia, non lasciateli giocare con le scope e gli stracci. Le signore si ingelosiscono. Mai, comunque, buttar giù i gatti dalle sedie. Fate sempre amicizia con i cani, invece: appena arrivate, passate cinque o anche dieci minuti a fare i grattini a Cherokee o Smiley. Ricordate di abbassare il coperchio del water. Sbavano e spelano dappertutto.)»

Allora, io dico. Leggete Lucia Berlin, e pulite di meno. Tanto le pulizie sono quella cosa che più le fai più ti tocca farle, e il risultato svanisce in un attimo. La felicità che lascia un racconto del genere invece no, dura un po’ di più.

[racconto contenuto nella raccolta La donna che scriveva racconti, Bollati e Boringhieri, traduzione di Federica Aceto]

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...