Da quando lavoro nelle biblioteche delle scuole, ho scoperto che molti ragazzi e ragazze che brulicano le medie sono appassionati di genere horror.
C’è chi cerca quello “che faccia paura paura”, chi quello “con misteri da risolvere”, mentre altri sono semplicemente attratti da tutto ciò che è soprannaturale, fumoso, avvolto da un alone di tamburellante inquietudine.
Quale migliore occasione, allora, se non fare un laboratorio che assecondi l’inclinazione al mistero delle giovani menti con l’occasione di conoscere vita e opere di Shirley Jackson (una vera e propria donna difettosa ante litteram, anzi, anti bloggeram), autrice che è il risultato perfetto di tutta la combinazione di elementi che le nuove generazioni ricercano in un romanzo.
La prima uscita delle nostre Interviste Difettose edizione 2023 è dedicata a un collettivo veramente tosto: siamo felici di ospitare le Chemical Sisters.
Siamo donne, persone trans e di genere non conforme che lottano contro lo stigma, la discriminazione e la criminalizzazione quotidiana presente in ogni ambito delle nostre vite.
Abbiamo deciso di unirci in un collettivo per difendere e rivendicare i diritti troppo spesso negati in quanto donne, persone t. e non-binary e in quanto persone che usano sostanze legali e non. Dichiariamo che la guerra alle droghe è classista, razzista ed etero sessista. Viviamo in un mondo in cui l’uso di sostanze stupefacenti è visto, analizzato e affrontato con uno sguardo e una prospettiva ben definite: quelle del genere maschile. Ma la realtà ci dice qualcos’altro. Un terzo delle persone che usano sostanze nel mondo sono donne e un quinto del numero mondiale stimato di persone che usano per via iniettiva; sono le più soggette ad abuso di farmaci da prescrizione medica, e sono i soggetti con più probabilità di contrarre infezioni virali.
Ci ribelliamo contro la violenza che ogni giorno soffoca i nostri corpi, le nostre scelte e le nostre vite, nelle aule dei tribunali, nel sistema carcerario e nei servizi di cura, nei luoghi di istruzione e di lavoro.
Cosa significa per voi “Fare riduzione del danno”? Come operate sul territorio nazionale?
I principi cardine della riduzione del danno sono anche i nostri: approccio non ideologico, tutela della salute, autodeterminazione e non giudizio sulle persone e sulle scelte. Implementiamo il mutuo supporto, la costruzione di reti, la creazione e quindi l’attraversabilità di spazi safe e la solidarietà dal basso. Puntiamo a costruire pratiche politiche intersezionali ed inclusive che assicurino alle donne e alle minoranze di genere, l’empowerment e l’inclusione nella ricerca clinica e che affrontino il fenomeno dell’uso di sostanze attraverso la prassi definita dalla riduzione del danno. Crediamo che l’autodeterminazione sia la prerogativa essenziale per godere al meglio dell’esperienza correlata all’uso di sostanze.
Data la disomogeneità rilevata nei servizi di RDD in Italia, abbiamo ritenuto necessario attraversare luoghi e pratiche, istituzionali e non, con uno sguardo più inclusivo facendo rete con quanti di questi ambienti il più possibile al fine di allargare pratiche e conoscenze alla portata dell* più.
Diviene quindi cruciale sottolineare le tematiche di genere e la tutela dei diritti umani diffondendo l’approccio trasversale e l’approccio tra pari, nonchè puntando a decostruire l’immaginario di violenza endemica rispetto sia alla donna che si ‘’contiene’’ sia verso i nostri corpi come ‘’incontenibili’’.
Uso di sostanze (sia a scopo ricreativo, che di dipendenza) e violenza di genere spesso sono due aspetti correlati. Quali sono le vostre azioni per aiutare donne o identità queer che sono vittime di queste situazioni?
Innanzitutto dobbiamo ridefinire ciò che può essere donna, zoccola, tossica. Riteniamo che il linguaggio sia il primo veicolo di ridefinizione rispetto a ciò che pretendiamo.
Siete in contatto con altri collettivi in Europa? Potete parlarci della campagna europea “dei 16 giorni”?
Come sul territorio nazionale italiano abbiamo creato e mantenuto reti con progetti istituzionali e non, così anche a livello europeo. Siamo entrate recentemente in un Network europeo, NewNet, una rete europea di ONG che operano nei settori della promozione della salute e della vita notturna e per due anni abbiamo presentato il nostro collettivo e proposto workshop durante le conferenze a Berlino e Zurigo.
Come collettivo facciamo parte da ormai 3 anni della rete SisterWUD (womxn who use drugs) che a sua volta fa parte della rete EuronPUD (people who use Drugs). Con loro seguiamo più campagne e iniziative, come “support don’t punish!” e 16 days of action against violence on WUD”, e abbiamo partecipato anche a delle ricerche europee tra cui una che analizza la violenza di genere durante il lockdown su donne che usano droghe. Quest’anno abbiamo portato per il terzo anno di fila in Italia la campagna dei 16 giorni di azione contro la violenza su donne che usano droghe, la quale inizia il 25 Novembre e termina il 10 Dicembre. Durante questi giorni abbiamo proposto una serie di attività e azioni per chiedere la fine della violenza sulle donne che usano droghe e il miglioramento delle politiche in materia di sostanze dal punto di vista transfemminista in un’ottica di riduzione del danno e della tutela dei diritti umani. Durante il periodo della campagna si presentano varie date rilevanti tra cui la giornata mondiale dei diritti umani, giornata mondiale per contrastare l’HIV e la giornata mondiale sui diritti dell3 sexworkers. La campagna è promossa da WHRIN. YOUTHRISE, EuronPUD e viene supportata in molti paesi europei come Italia, Grecia, Portogallo, Spagna, Francia.
Al primo mi sono presentata come collega: “Sono medico anch’io”. Errore! Perché lui non dimenticava mai che ero, appunto, una collega e a ogni mio racconto, prima faceva un commento, e poi mi spiegava, dal punto di vista medico, perché mi aveva risposto in quel modo. Insomma, il mio ruolo mutava di continuo: prima paziente, e subito dopo medico a cui si spiega una scelta terapeutica, e poi di nuovo paziente, e così via. Molto sbagliato. Lo sballottarmi da un lato all’altro della scrivania era fastidioso. Al terzo incontro gli ho spiegato che quella confusione guastava i nostri rapporti. Lui ha riconosciuto l’errore, se n’è dispiaciuto, ha tentato di recuperare, ma poi è stato d’accordo con me: lo sbaglio iniziale aveva pregiudicato il prosieguo della terapia. Ci siamo salutati, da buoni colleghi.
C’è una figura di spalle, ha le braccia aperte, i gomiti formano un leggero angolo.
Questa figura è quella di una femmina, che sia femmina è determinante.
Ora chiudiamo e apriamo gli occhi.
Un lampo.
Chiudiamo e apriamo gli occhi ancora una volta.
Un tuono.
Ora sì, ora che i vostri occhi si sono abituati alla penombra, ora se insistete nell’accomodare la vista tra figura e sfondo, metterete a fuoco la bacchetta nella mano sinistra e il leggio che sporge ai lati della vita. La bacchetta è a sinistra perché lei è ambidestra, anche questo è determinante.
Sono nata in Albania, ho 16 anni e sono la figlia più grande della famiglia. Viviamo su queste montagne maledette e mi piego sulla terra dei campi.
Sono una donna, un otre pronto a raccogliere il seme dell’uomo e a onorarlo. Non posso esprimere le mie opinioni, non posso fumare, bere grappa o scegliere il mio amante. L’uomo però deve essere gentile con me, non si può neanche sparare in mia presenza.
Ma io non voglio vivere così; preferirei gettarmi in un burrone. Nascere donna qui è come morire due volte.
Mia sorella ha solo 5 anni quando mio padre muore e serve qualcuno che prenda il comando. Per me è quasi naturale diventare una Burnessha, una vergine giurata, un uomo per scelta. Farmi tagliare le trecce e vestirmi come un maschio, schiacciare il seno con strette bende, non piangere più davanti agli altri; fare voto di castità per la vita. Divento uomo per essere libera. Posso mantenere alto l’onore della famiglia.
1. Riassetto del guardaroba: come evitare uno sterminio di stampe innocenti con una sistemazione atta a proteggere un certo decoro nel costume
Le magliette sistemate secondo una strana sequenza, come se l’immagine di due sicari con la pistola, citazione del più famoso film uscito nel 1994, dove il personaggio femminile con il caschetto nero più sexy del cinema americano ha incendiato i pantaloni di mezzo mondo, non potesse accostarsi minimamente a quella di una banana pop art, copertina di uno dei vinili più famosi di sempre, nello stesso cassetto. Come se i sicari avessero la lebbra del cotone o una strana HIV da contagio a 30° presa nella lavatrice, magari infettati dalla maglia del regista contemporaneo danese più importante del cinema moderno o che ha diretto quel film dove alla fine Nicole Kidman si vendica alla grande. Qualcuno lo diceva di non fidarsi di quell’uomo, che è proprio un brutto ceffo ed è persona non gradita al festival di cinema più famoso in Francia. Potrebbe anche esser stata la maglia di quel regista tedesco, dalla voce più bella di sempre che quando lo senti doppiato ci resti male, ad aver sganciato qualche bomba batteriologica, tipo il vaiolo del misto poliestere proprio al passaggio dei sicari, quando comincia a venir giù l’ammorbidente, rigorosamente blu, con una profumazione sobria che non fa venire la nausea. Con questo pericolo dipropagazione di virus sconosciuti proprio non possono stare vicini. Loro no, ma per uno strano caso della vita, un famoso tassista dalla cresta perfetta riesce a convivere alla perfezione con la bambina simbolo del più celebre film sui morti viventi.
Al primo mi sono presentata come collega: “Sono medico anch’io”. Errore! Perché lui non dimenticava mai che ero, appunto, una collega e a ogni mio racconto, prima faceva un commento, e poi mi spiegava, dal punto di vista medico, perché mi aveva risposto in quel modo. Insomma, il mio ruolo mutava di continuo: prima paziente, e subito dopo medico a cui si spiega una scelta terapeutica, e poi di nuovo paziente, e così via. Molto sbagliato. Lo sballottarmi da un lato all’altro della scrivania era fastidioso. Al terzo incontro gli ho spiegato che quella confusione guastava i nostri rapporti. Lui ha riconosciuto l’errore, se n’è dispiaciuto, ha tentato di recuperare, ma poi è stato d’accordo con me: lo sbaglio iniziale aveva pregiudicato il prosieguo della terapia. Ci siamo salutati, da buoni colleghi.
Mattino, voi arrivate al lavoro e trovate gente in fila davanti allo sportello ancora chiuso. Anche se sulla porta c’è un bel cartello a caratteri cubitali AZIENDA SANITARIA mettetevi il cuore in pace, per i vostri utenti sarete sempre quelli della mutua. Accendete il computer e preparate ciò che vi serve. Per quanto siate veloci e puntuali, non lo sarete mai abbastanza. Molti chiederanno ad alta voce come mai non aprite in anticipo dal momento che siete arrivati. Non vi sentite già un po’ in colpa? In genere sono anziani che si svegliano presto e non hanno più nulla da fare a letto. Ascoltate i commenti e scoprirete che il computer non si accende perché è entrato un acaro. Qualcuno più esperto preciserà che si tratta di un virus, gliel’ha detto suo nipote che frequenta proprio quella scuola lì dei computer. Sentirete subito un brusio allarmato, ma voi tirate su la tapparella con un sorriso e dichiarate che il computer si è acceso e va benissimo, aspettate il sospiro di sollievo e svelate il segreto: i virus del computer non fanno ammalare gli umani.
Dopo il grande successo, con un tutto esaurito, della prima edizione del 2021, tornano le nostre Drive-in Nights.
Una rassegna culturale dedicata al mondo al talento delle donne nel cinema.
L’evento si svolgerà nella serata di sabato 14 e domenica 15 maggio, e quest’edizione sarà dedicata a due importanti figure del mondo del cinema italiano recentemente scomparse: Monica Vitti e Lina Wertmüller.
All’inizio di ogni proiezione le Donne Difettose faranno un cappello introduttivo incentrato sulla pellicola che sarà proiettata, per calare il pubblico nel vivo dell’opera e contestualizzare il lavoro delle registe e delle attrici.
I film su megaschermo si potranno godere direttamente dalla propria autovettura, in unʼatmosfera dal sapore vintage, con un audio perfetto grazie al sistema di filodiffusione nell’autoradio. Prima del film tutti potranno ascoltare una playlist a tema: in un viaggio musicale a cavallo tra gli anni ’50, ’60 e ’70, con pezzi che hanno fatto la storia del rock’n’roll.
L’evento è totalmente gratuito, grazie al sostegno e al patrocinio del Comune di San Vincenzo, ma i posti sono limitati, quindi è necessario prenotare esclusivamente con un messaggio al numero 329/6505876.
Le proiezioni avverranno in Piazza Gramsci, accanto allo stabilimento balneare Mediterraneo di San Vincenzo; lʼorario dʼinizio dei film è alle ore 21.00 ma l’ingresso alle auto è consentito dalle ore 20.00 alle ore 20.40.
Per rendere l’esperienza del drive-in ancora più confortevole, ci sarà la possibilità di avere la consegna della cena direttamente in auto, grazie alla collaborazione con La Rinascita.
I più golosi potranno gustare invece un buon dolce e un gelato da Gianna Tuttapanna, che domenica sera sarà presente con il suo ape dal design retrò.
Allestimento a cura di Music Staff Italia, produzione Abbracciamoci con gli occhi.
Da un racconto di Alberto Moravia. Giorgia è una casalinga infelice, stanca del matrimonio con il marito Amedeo, quando inizia a sentire una voce che le ordina di compiere azioni fuori dall’ordinario e trasgressive. Un giorno la voce le ordina di graffiare la macchina del marito e andare sul lungomare e di fare l’amore con un bagnino. Dopo la sua confessione del tradimento, ma soprattutto del danno alla vettura, Giorgia lo porterà su un molo per spingerlo in mare, dopo di che lui la butta fuori di casa. Deve reinventarsi e in questa sua nuova vita conosce un giovane e spregiudicato artista, che pur riconoscendole le rivendicazioni femministe, finisce per comportarsi come il suo predecessore.
Anche la loro relazione comincia a scricchiolare e lei a risentire la voce, e lo abbandona. Rimasta di nuovo da sola, con l’auto senza benzina, accetta il passaggio di uno sconosciuto, che si rivela essere un rapinatore; supera un posto di blocco della polizia e, per sfuggire all’inseguimento che segue, provoca un incidente.
Giorgia finisce così in ospedale. Quando esce, trova ad aspettarla il marito Amedeo, che le propone di tornare assieme, ma Giorgia ha ormai deciso di proseguire sulla propria strada e vivere una vita indipendente.
“Danche scèn, bitte scèn, aufidersèn, e buonanott’ a sorreta signo’!”
Napoli, anni ’30. In uno dei tanti quartieri napoletani, dove ognuno si arrangia come può, vive Pasqualino, chiamato Settebellezze, perché, pur essendo bruttino, piace molto alle donne per i suoi modi affascinanti. La sua vita cambia radicalmente quando uccide il marito della sua prima sorella per questione d’onore. Inizia per lui un calvario, parallelo a quello dell’Italia fascista. Con questo lungometraggio Lina Wertmüller fa il salto di qualità, riuscendo a proporre un ottimo film drammatico in chiave grottesca e quasi comica. Ottimo Giannini nei panni di un “guappo di cartone” e sciupafemmine napoletano. Molti riconoscimenti, meritati, tra cui un Golden Globes.
ENTRAMBI I FILM SONO VIETATI AI MINORI DI 14 ANNI.
con il patrocinio e il sostegno del COMUNE DI SAN VINCENZO
Nota Bene è un evento unico nel suo genere: un pomeriggio dove note, parole e immagini della musica, della letteratura, del cinema, si incontrano in un equilibrio perfetto; artiste che hanno contaminato la propria opera servendosi di varie discipline espressive, donne protagoniste di storie più o meno note di romanzi e film.
Donne Difettose, in collaborazione con l’associazione culturale Covergreen proporranno una selezione di musicist*, scrittrici, band, che con il proprio talento hanno creato pezzi indimenticabili nel panorama culturale mondiale.
Attraverso le letture, la proiezione di video e l’ascolto dei brani scelti, il pubblico potrà fare un viaggio nella storia della musica e dell’arte.
Ci saranno tante perle del rock e della letteratura contemporanea, ma anche pezzi più pop, e romanzi classici. I mix possono sembrare azzardati, invece insieme suonano alla perfezione.
L’appuntamento è previsto per domenica 8 maggio, alle ore 18.00, presso la Biblioteca Comunale di San Vincenzo.