di Marina Baldoni

“Affetti collaterali” di Eleonora Molisani (Giraldi, 2019) mi ha tenuta prigioniera per
due giorni: le vicende i personaggi la scrittura e la struttura mi
hanno letteralmente catturata. Uno spaccato tristemente realistico
di vita di famiglia, con le sue quotidianità, le abitudini e le
consuetudini che la rendono routine, ridotta a gesti meccanici e
silenzi.
C’è spazio, o sembra esserci, per la speranza, per una sorta
di lieto fine, ma anche lì in fondo sembra tutto un arrendersi alle
circostanze, nel meno peggiore dei modi.
Una tragedia annunciata è il fil rouge che lega i brevi capitoli, che hanno un nome e un punto di vista, e poi lasciano posto alla storia e ad alcune spiegazioni di
come si è arrivati a tanto.

Eleonora è stata davvero brava a dire e non dire, lasciando immaginare lentamente lo scenario completo in cui si muovono i protagonisti e i personaggi, tenendo vivo un
nocciolo e una “visione periferica”, che lascia presentire. Il finale è
stato per me una doccia fredda: impietoso ma, ripeto,
possibilissimo.
E lascia me, tutti noi lettori, lì a decidere se e chi
incolpare oppure assolvere, laddove le mancanze sono di tutti e di
nessuno, laddove il dolore è per tutti la vera condanna.