di Francesca Santi
In “Happy Days” – la serie che più amavo da bambina – gli anni ’50 erano descritti come un’epoca da rimpiangere, in cui ognuno era contento del proprio ruolo e ogni cosa si trovava esattamente dove doveva stare; ebbene, per scardinare questa visione edulcorata e capire che quel Paradiso perduto per noi Donne Difettose sarebbe stato un inferno, basta guardare una carrellata di pubblicità di quell’epoca, in cui le casalinghe (l’unica carriera auspicabile per il nostro sesso) erano dipinte come adorabili ritardate e il loro valore era commisurato soltanto alla loro capacità di compiacere il marito.
La serie “The Marvelous Mrs. Maisel” è ambientata alla fine del periodo d’oro di cui sopra e ci fa capire subito che non c’è da rammaricarsi se quei “giorni felici” sono passati.
LA TRAMA
La storia inizia con un flashback, in cui assistiamo al matrimonio tra Joel Maisel e Midge, splendida sposa, che mostra tutto il suo umorismo in un appassionato discorso che farà infuriare il rabbino.
A quattro anni dalla cerimonia, la giovane è diventata una moglie e madre perfetta, che si alza prima del marito per truccarsi e mettersi in piega i capelli in modo da risultare impeccabile al risveglio e che prepara manicaretti per il gestore del Gaslight, il locale in cui Joel si esibisce come comico.
“È più facile essere felice quando sei carina,” dice Rose, la madre di Midge, osservando preoccupata l’ampia fronte della nipote e la signora Maisel sembra condividere questa opinione, visto che è così preoccupata di restare attraente per il marito da controllare e annotare le sue misure ogni sera.
Midge pensa a tutto e si sente gratificata nel farlo: cura anche la carriera da comico di Joel, prendendo appunti durante le sue esibizioni e dandogli consigli su come migliorarsi; poi, un giorno, la donna scopre che lo sketch di punta del marito è copiato da un celebre comico, lo spinge a essere originale e, proprio quella sera, Joel si esibisce in modo disastroso. Joel incolpa Midge per il suo fallimento e la lascia, confessandole di avere una relazione con la segretaria: una ragazza molto carina, che non sa neppure temperare una matita.
La prima domanda della madre della protagonista è: “Cos’hai fatto?”.
Perché è naturale che la responsabilità della fine di un matrimonio sia della donna.
“Truccati, mettiti il vestito migliore e convincilo a tornare a casa.” suggerisce Abe, il padre.
Ma Midge reagisce in modo diverso: si ubriaca, va al Gaslight e sale sul palco, lanciandosi in un monologo sulla fine del suo matrimonio che termina con l’esibizione del suo seno e che è un trionfo, ma per cui viene arrestata per atti osceni in luogo pubblico.
Susie capisce subito che Midge ha del grande potenziale e le paga la cauzione: “Non mi dispiace stare sola, ma non vorrei mai essere insignificante” dice quando la protagonista le chiede della sua vita sentimentale e penso che tutte dovremmo essere d’accordo con lei.
In palestra, Imogene, l’amica del cuore di Midge le indica le divorziate, stigmatizzate, emarginate nella fila in fondo: “Avrei potuto essere stenografa” le dice “Ma mi sono sposata: ce l’ho fatta nel modo giusto.” Tornata sotto casa trova Joel, che le chiede di tornare insieme e… non sarò certo io a dirvi cosa la nostra eroina gli risponderà: andate a cercare Mrs. Maisel su Amazon Prime e scopritelo da soli.
I PUNTI DI FORZA
Sono i personaggi, tutti credibili e coerenti con loro stessi, anche quelli più macchiettistici, come il suocero della protagonista. La madre intenerisce e infastidisce nel suo affannarsi per nascondere la separazione della figlia e ricucire lo strappo tra i due; il padre attira la nostra simpatia quando si inorgoglisce nello scoprire in Midge una determinatezza e uno spirito che non conosceva; il marito indispettisce nel dare tutto per scontato, ma il suo credersi talentuoso pur non avendo meriti lo rende un personaggio drammatico di grande spessore e poi c’è una guest star importante – Sophie Lennon – una nota comica che nella realtà è molto diversa dal personaggio che interpreta e che spinge Midge alla riflessione: “Perché le donne devono fingere di essere ciò che non sono?”.
I dialoghi serrati e brillanti ricordano il miglior Woody Allen, d’altronde l’ambientazione e il ceto sociale di riferimento sono gli stessi: siamo a New York, la famiglia di Midge è ebrea, ricca e colta, valorizzata dal contrasto coi genitori di Joel, che risultano spesso imbarazzanti, fornendoci gustosi siparietti che innalzano ulteriormente il livello della serie.
Alex “Susie” Bornstein, infine, è perfetta in contrapposizione a Rachel “Midge” Brosnahn: fisicamente sono agli antipodi, ma la loro essenza è la stessa; entrambe vogliono un ruolo diverso da quello imposto dalla società, anche se solo la prima ne è già consapevole.
PERCHÉ GUARDARE QUESTA SERIE?
È stata scritta da una donna: Amy Sherman Palladino, grande sceneggiatrice, nota anche per “Una mamma per amica” e “Pappa e Ciccia”.
La prima stagione di “The Marvelous Mrs. Maisel” ha ricevuto 5 Emmy, tutti meritatissimi, infatti, Rachel Brosnahn risplende nei panni di Miriam “Midge” Maisel: rasenta la perfezione, eppure non risulta mai irritante, neppure quando si prodiga per essere all’altezza dello stereotipo della moglie perfetta. La sua bellezza è valorizzata dai costumi superlativi, che meriterebbero un premio a parte.