Pubblicato in: Interviste difettose

La danza come celebrazione delle proprie radici: Woody Helen

di Elena Ciurli

L’arte e il talento di una donna possono palesarsi in modi molto diversi e uno dei mezzi più impattanti, controversi e fonte delle critiche più feroci è il corpo, e con esso il suo danzare.

Questo mese abbiamo come nostra ospite una ballerina professionista dall’energia esplosiva e contagiosa. Si tratta di una delle esponenti principali del panorama dance hall in Italia; ha collaborato con musicisti del calibro di Mannarino, Marrakesh, Tosca e Mr Vegas, per nominarne alcuni.

Abbiamo il piacere di presentarvi la nostra queen: Woody Helen.

Cosa rappresenta per te la danza? Qual è lo stile che al momento senti più nelle tue corde?

La danza ha sempre fatto parte della mia vita: rappresenta la mia voce, le mie emozioni, è una poesia e una forma di espressione; per me la danza è passione.
Una ballerina dovrebbe essere versatile, umile e pronta ad apprendere qualsiasi stile di danza; al momento comunque prediligo questi 3 stili : afrobeats, dancehall, twerk.

Del corpo delle donne ne sentiamo parlare in ogni modo, da sempre: è teatro di torture, abusi, dolore, ma anche accettazione e amore. Che rapporto hai con il tuo e in che modo la danza ti ha aiutato a mostrarlo con fierezza e consapevolezza?

Ricordo i commenti fatti a un video che avevo postato mentre ballavo il Ndombolo, parole offensive di impatto forte, sessiste. E spiacevolmente le autrici erano altre donne. Sì, hai detto bene, il corpo è anche accettazione e amore per se stessi. Ti dirò la verità: sono stata una ragazza complessata per il mio aspetto, grazie alla società in cui viviamo; vittima di continui abusi, non fisici, ma psicologici.
C’era tanta ignoranza, xenofobia e body shaming, quindi potete immaginare quanto disagio e pianti.
Essendo emigrata da un paese straniero con delle origini diverse risultava una vera sfida, ma non impossibile, quindi ho deciso di reagire. L’unica cosa che mi dava conforto era ballare, valorizzare la mia cultura e insegnare ad altre donne il self- love.
Ho sfruttato quelle parole negative a mio vantaggio rinforzando me stessa, amando me stessa in ogni mia forma.

Prima che un fenomeno mainstream il Twerking è un’antica danza tribale, che ha origine in Costa D’Avorio. Puoi raccontarci cos’è per te questa sensuale forma espressiva?

Quando parliamo dell’Africa e le sue similitudini con il twerk tendiamo sempre a restare su un discorso breve e superficiale.
Ho sentito dire che il Mapouka è un’antica religione 😂

Partiamo già dal Soukous music: è un genere dagli anni ’80 nel quale il focus era la rotazione del bacino.
Mapouka-Costa d’Avorio
Ndombolo-Congo
Mbemba-Zambia
Chakacha or ngoma– Comorra or Costal Tanzania

Come puoi notare esistono tantissimi balli tradizionali provenienti dal nord al sud ben diversi fra di loro musicalmente, ma uguali nel concetto.
Questa danza non ha certo una valenza sessuale e volgare, come invece appare nella cultura occidentale.
Beh, penso che forse la colpa sia da come viene rappresentata. Oggi giorno quando sentiamo parlare di twerk la nostra immaginazione ci porta direttamente a pensare a donne in perizoma etc.
Invece il Mapouka è diverso: è una forma di espressione e festeggiamenti, divertimento.
Per esempio a un matrimonio è un augurio di buon auspicio per i neo sposi, perché nel futuro possano procreare tanti figli. Dipende sempre tutto da quanta informazione possiamo mettere insieme e dal perché vogliamo fare questo stile.
Io dico sempre alle mie allieve che c’è tanta differenza fra sensualità e sessualità. Sta solo a noi decidere come vogliamo presentare questa disciplina.

Che percorso consiglieresti a tutti coloro che si vogliono avvicinare al twerking e iniziare a sperimentare il suo grande potere liberatorio?

Il mio consiglio a delle nuove twerkers è quello di non vivere nella finzione delle cose superficiali, credere in se stesse, cercare di arricchirsi di informazioni sulla disciplina che hanno intenzione di intraprendere. Devono trovare un istruttore professionista, che insegni loro ad avere la tecnica, ma che le sproni anche a superare le loro paure, le aiuti ad accettarsi e amarsi. Insomma una figura che le guidi  nell’abbracciare questa cultura in ogni sua forma.
Osate, amate e superate il vostro limite.

Cosa diresti alla Helen adolescente che iniziava ad affermare la sua identità nel mondo?

Le direi di avere fiducia in se stessa, di avere pazienza perché tutto andrà bene.
Le consiglierei di continuare a studiare, perché ne vedrà i frutti, di prepararsi a cadere perché succederà tantissime volte, ma l’importante è rialzarsi subito e continuare ad andare verso l’obiettivo.

A quali progetti o spettacoli stai lavorando al momento?

Al momento sono in ecstasy per il mio prossimo progetto: FEMME-NATION DANCE CAMP, che si terrà in Basilicata a Policoro, il 3/4/5 settembre 2021, in mezzo alla pineta adiacente al mare.
Con 3 insegnanti diversi, 5 classi. Sarà un contest con premio finale.
Insomma si tratta di una vera sfida in un periodo come questo. Ma voglio essere positiva, credo di riuscire anche in questa impresa.

Una frase che ti rappresenta e che vuoi dedicare a tutte noi Donne Difettose?

EMPOWER YOURSELF.

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