di Beatrice Galluzzi
È inevitabile. Lo è stato anche per me, che sono sempre scappata dalle competizioni fin da quando ero bambina. Persino nello sport la rivalità mi metteva ansia: nuoto, danza, karate. Tutte discipline individuali in cui bisognava emergere, altrimenti ci avrei fatto la figura della sfigata, della perdente. Ogni volta che c’era un saggio o una gara di fine anno facevo finta di sentirmi male anzi, a dirla tutto, non avevo bisogno di fingere, mi precipitavo in bagno e vi rimanevo chiusa in preda ad atroci dolori intestinali. Tornando indietro mi butterei sui giochi di squadra in cui, anche chi come me è una pippa, se la cava con discrezione.
Poi, sono rimasta incinta. E il karma della gara è disceso su di me. I dottori mi dicevano che secondo le loro dannate tabelle la creatura che aspettavo era sempre più grande del normale: più lunga, più pesante, più movimentata. Eppure lì fuori, nel mondo reale, con le altre madri, le tabelle cambiavano aspetto, si plasmavano, assumevano altre sembianze, venivano riformulate. Ma io cercavo di evitarle, le altre genitrici, avevo paura dei loro sguardi insinuanti, dei loro interrogatori, delle loro personali opinioni sulle tabelle, del fatto che ci fosse un punteggio per valutare tutto…
Per quanto accelerassi il passo e cercassi di cambiare discorso, alla fine non potevo evitare le loro domande, che si potevano raggruppare in tre gruppi fondamentali:
1) A che settimana sei? (guai a rispondere l’equivalente in mesi)
2) Quanto è grande il bambino?
3) Di quanti chili sei ingrassata?
Qualsiasi cifra io dicessi, la loro era sempre diversa. Più alta o più bassa ma sempre adattata nel numero per poter essere migliore. Se ad esempio confessavo di aver preso 4 kg, l’altra madre ne dichiarava solo 3. Se rispondevo che il bambino era di 20 cm, il suo era di 25. Se dicevo che ero di 4 mesi, lei faceva il rapido calcolo per tramutare il numero in settimane, e mi faceva sembrare un’incapace.
Comunque, durante queste conversazioni truccate, un enorme cartello con su scritto esticazzi si palesava nella mia espressione, ma l’interlocutrice di turno lo ignorava volontariamente.
Poi, dopo il parto, è arrivata l’Apocalisse.
A partire dal primo respiro della mia bambina (più rilassato o affannato?) e dalla poppata (più prolungata o più breve?), al riposino (più profondo o meno intenso?) ai gorgoglii (più voluti o meno involontari) dinanzi a me si è aperto il tunnel, in cui lo Start è cominciato il giorno zero di mia figlia, e il traguardo si perderà nell’infinito.
Per il momento, arrivata ai soli due anni e mezzo della mia bimba, le tappe di competizione del gran premio Bambino e Mamma Prodigio del Pianeta Terra sono le seguenti:
–Allattamento al seno (come trattare il capezzolo, l’attaccamento giusto del neonato, frequenza e tempo delle poppate, posizioni da assumere, ambiente dove allattare, tetta di fuori sì oppure no)
–Poppate di latte artificiale (dose, marche di latte, marche di biberon, frequenza, ruttino sì o no, rigurgito o reflusso, con o senza vitamina D, biologico e da supermercato)
–Ninna (come, quando, con chi e dove . Lunghezza, numero dei risvegli, orari precisi di sonno e di veglia, controllo del neonato per la morte in culla, incubi, troppo o poco coperto, interfono per controllarlo con o senza telecamera, prodotti per dormire, carillon, canzoncine, rituali)
–Bagnetto (a che ora e con quale frequenza, prodotti da preferire, temperature dell’acqua, durata, luogo adatto della casa, tipo di termometri da usare, crema idratante sì o no)
–Svezzamento (a che età, con cosa, seguito da quale dottore, con quale marca di prodotti, in che modo, con quali posate, con che ordine, mischiando quali nutrienti, facendo passare quante ore, con 5 o 4 pasti, orari scanditi dei pasti oppure liberi)
– Crescita (quanti centimetri, quanti etti, in che settimane, con quali circonferenze, con che velocità, rispetto a quale punto della tabella di crescita, quali percentili)
–Vaccini (sì o no, se sì o se no perché, quali, dove, a che età, in quale ospedale, tutti insieme, separati, a partire da che mesi, con o senza ricovero, seguendo o meno l’isteria collettiva)
–Dentizione (a quanti mesi, quali denti prima, in che ordine, con che frequenza,con più o meno grado di sofferenza, prodotti da usare in caso di dolore, reazioni emotive dovute al nervoso del bambino)
–Pappa (quanta, dove, come, da soli o imboccati, a pezzi piccoli oppure grandi, conoscenza manovra anti-soffocamento)
–Primi passi (a che età, prima o dopo aver gattonato – gattonare sì o no – in che modo, con quale metodo, con o senza mano, con o senza aiuto, con o senza girello, con o senza carrellino)
–Prime parole (a quanti mesi, quali parole, a che ora, in presenza di quale familiare, rivolgendosi a chi, intendendo che cosa, con quale capacità di dizione, dislessia sì oppure no)
–Televisione (che canali, a che ora, quanto tempo, in che occasione, a quanta distanza, a che altezza di volume)
–Giochi (quali, di quale livello di intelligenza, in che ordine, in che modo, da soli o non, per quale età, velocità di svolgimento e di risoluzione, disegnare cosa e come, soggetti del disegno e verosimiglianza, metodo Montessori sì o no)
–Capacità cognitive (rapidità nella comprensione e nell’apprendere, scaltrezza, sensibilità, emulazione, coscienza, riflessività, ingegno, risoluzione dei problemi, negazione della realtà)
–Conoscenze extra (quante cose astruse e inutile conosce – ad esempio i numeri in inglese, canzoncine a memoria e gesti ripetuti, balletti improvvisati di danza, filastrocche, modi di dire)
–Educazione (seduti o in piedi, troppo o poco in movimento, riverenza, livello rumorosità, capricci, reazioni al no, assoggettamento al comando, sottomissione o ribellione a quale membro della famiglia, resistenza al pianto, durata dei lamenti, reazioni più o meno controllate, possible sindrome dell’iperattività)
–Pannolino (quando toglierlo e come, in che modo, con quali prodotti, metodi da usare, libri che fanno al caso, rimproveri o meno, premi, costrizioni, attesa naturale della crescita)
-Varie ed eventuali (ciuccio sì o ciuccio no, a che età levare il ciuccio, il ciuccio come surrogato della tetta, il ciuccio come vizio, i denti storti per il ciuccio, come lavare i denti, come gestire le malattie, panico delle convulsioni s’ o no, usare o meno la Tachipirina e se sì dopo quale temperatura, omeopatia o allopatia, ospedale o guardia medica, rimedi popolari e credenze mistiche)
Comunque tu, madre che mi leggi, fattene una ragione, non potrai mai competere con le altre madri e con i loro figli, perché loro non te lo permetteranno. Vorranno arrivare prime, in tutto, e si serviranno dei loro pargoli per pavoneggiarsi di inconsistenti progressi o abilità aleatorie, di capacità immaginarie o qualità inutili. Ma a te, che ti frega? Ogni figlio è speciale per la propria madre, ma non per forza deve esserlo per tutti. Accettalo. Ma ti prego, non prendere troppo alla lettera questa tua prerogativa, perché potresti finire per farti un tatuaggio con il suo primo scarabocchio che, al contrario di come pensi tu, è oggettivamente una cagata.