Pubblicato in: Rivista

Manuale per coriandoli e pioggia

di Francesca Grispello

Piove fitto. È buio

C’è una figura di spalle, ha le braccia aperte, i gomiti formano un leggero angolo. 

Questa figura è quella di una femmina, che sia femmina è determinante. 

Ora chiudiamo e apriamo gli occhi. 

Un lampo. 

Chiudiamo e apriamo gli occhi ancora una volta. 

Un tuono. 

Ora sì, ora che i vostri occhi si sono abituati alla penombra, ora se insistete nell’accomodare la vista tra figura e sfondo, metterete a fuoco la bacchetta nella mano sinistra e il leggio che sporge ai lati della vita. La bacchetta è a sinistra perché lei è ambidestra, anche questo è determinante.

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Pubblicato in: Eppur son femmine

Lei vuole vendetta – Elisa Lam, la Contessa & il Cecil Hotel

di Beatrice Galluzzi

Quando il trailer sul Cecil Hotel è apparso sulla mia homepage di Netflix, ho capito che la piattaforma si è allineata sulle mie preferenze, fatte di storie vere che si cancerizzano attorno a drammi irreparabili; esistenze amputate senza alcun mandante che non sia la sorte, quindi più vicine possibile alla realtà.

Eppure, in una serie come “Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel”, si parla di vicende difficili da concepire come realmente accadute – se non, per lʼappunto, seguendo la rigorosa documentazione mediatica e scientifica di cui si fa carico un documentario true crime.

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Pubblicato in: Eppur son femmine

“Mangia, consuma, ama” – le guide perverse di Sophie Fiennes & John Carpenter

di Beatrice Galluzzi

“Siamo obbligati a godere. Il godimento diventa una specie di strano dovere perverso.”

Della regista inglese Sophie Fiennes non si sa molto – a parte che è figlia e sorella dʼarte – e in Italia si conoscono poco anche i suoi documentari su Lars Von Trier, Anselm Kiefer e Grace Jones. Ma entrambe le sue guide perverse hanno avuto in discreto successo e ora i possono vedere su Prime Video (Guida perversa al cinema, 2006, e Guida perversa allʼideologia, 2012).

C’è un Leitmotiv che la documentarista riprende nei ritratti dei suoi personaggi – da quelli più famosi ai più schivi – ed è il risvolto occulto del consumismo, risvolto sul quale lei mette il fuoco in modo obliquo e che arriva in tutta la sua sconfinata rovina – possibile, ci chiediamo, ignorare certi meccanismi così apertamente? La Fiennes non riprende cosa cʼè di sfarzoso nella società consumista, bensì si concentra sugli scarti – come ha fatto in Over your cities grass will grow, 2010, dove stringe zoom lentissimi sui dettagli del complesso industriale abbandonato che diventerà la dimora dellʼartista tedesco Kiefer. Enfatizza le minuzie del disfacimento, ed è così che ne fa emergere i resti.

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Pubblicato in: Ricette del cornuto

Le ricette del cornuto – il libro di Donne Difettose con 44 ricette veloci/racconti di undici scrittrici

Le ricette del cornuto

44 ricette per salvare l’apparenza senza fatica.

11 scrittrici, 11 menu a tema, 44 ricette veloci/racconti che ti faranno salvare l’apparenza senza fatica.

Dall’antipasto al dolce, non sbaglierai un colpo: cucinerai il tuo menu preferito in pochi minuti e avrai così tutto il tempo per fare quello che ti pare. 

Il messaggio delle ricette del cornuto è universale, essendo il cornuto un’entità astratta che non ha sesso e non ha tempo, è ovunque e in qualsiasi momento. Non deve essere per forza vostro marito, o la nostra compagna, possiamo farci cornuti da soli, cucinando un piatto velocissimo e presentabile, per poi apparecchiarci e gustarlo in solitaria.

Ogni ricetta è un piccolo racconto e una visione personale dell’arte culinaria dell’arrangiarsi, ma con stile.

L’Idea delle “Ricette del cornuto” nasce in un agriturismo in Toscana. Un’ottuagenaria con il grembiule, mentre parla con una delle Donne Difettose, sta preparando la cena: “Cucino la minestra del cornuto”

Fraintesa l’espressione la signora chiarisce il concetto: “Si chiama minestra del cornuto perché si prepara all’ultimo momento, ma in tavola fa la sua figura”.

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Pubblicato in: Eppur son femmine, Madri snaturate

Figli di una madre ignota – “Mother!” di Darren Aronofsky

Quando ho deciso di vedere “Madre!” (Mother!, 2017), volevo camuffare le cicatrici di “Requiem for a dream” e cercavo l’altro Aronofsky – quello malinconico di “The wrestler o “L’albero della vita” ma con l’alleggerimento de “Il cigno nero”. Insomma, mi volevo rimettere in pace con un regista che avevo amato fin troppo nelle sue spirali di depravazione, ed essendo “Madre!” catalogato come puro horror mi sono illusa di poterlo fare.

Peccato che “Madre!” non sia affatto un film dell’orrore, ma una pellicola con tutt’altro intento, concepita per essere letta su due livelli distinti – tre, se questi due si fondono insieme. La si può vedere la prima volta con la premessa – fallace – che sia un film di paura; una seconda volta per quello che è, dopo aver letto l’intento dichiarato del regista e che vi svelerò alla fine; una terza dimenticandosi di entrambe le definizioni ma avendole ormai incamerate e quindi godendo delle performance visive e metaforiche di un cineasta che ha voluto strafare, e c’è riuscito in modo mirabolante.

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Pubblicato in: Letture Incolte

La parola magica di Anna Siccardi – l’effetto farfalla di vite distanti

di Beatrice Galluzzi

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Qual è la parola magica che può spostare le nostre vite di un millimetro? Un attimo prima, un attimo dopo. Una traccia di quello che è un inaspettato spartiacque e che spesso risiede in un soffio. Anna Siccardi, in quel soffio, ci costruisce una rete di storie che si intersecano, che si legano indissolubilmente l’una all’altra, producendo una reazione a catena inconsapevole e devastante.

La Parola Magica (NNE, 2020) è un romanzo corale i cui personaggi vengono narrati in parallelo, con racconti carichi di immagini incisive e sgomente. Ognuno con le proprie ossessioni, tutte diverse, ma aventi l’unica matrice della dipendenza: dall’alcool, dagli affetti, dalla routine. Persino la frequentazione delle riunioni per liberarsi dalle dipendenze – gli alcolisti anonimi, i giocatori anonimi, i narcotici anonimi – diventa essa stessa un’azione che viene reiterata in modo compulsivo. Continua a leggere “La parola magica di Anna Siccardi – l’effetto farfalla di vite distanti”

Pubblicato in: Eppur son femmine

Fight like a girl (in Berlino). Ecco Atomica Bionda.

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di Beatrice Galluzzi

Oggi vi parliamo di puro divertissement. Non che “Atomica Bionda” (di David Leitch, 2017) manchi della consistenza necessaria per essere anche altro.

Intanto, la protagonista è Charlize Theron, da sempre il lotta contro il cliché della modella vuotamente eterea. Agli inizi della sua carriera da attrice – ben prima di vincere il premio Oscar per “Monster“, nel 2003 –  Charlize si innervosiva quando le dicevano che era una meraviglia della natura, e ci teneva a ribadire la sua intelligenza e il suo talento. Anche in questo ruolo – quello di Lorraine Broughton, una spia britannica – la sua bellezza ultraterrena distrae, a tratti, dal nucleo del film. Ma lo fa di proposito. Continua a leggere “Fight like a girl (in Berlino). Ecco Atomica Bionda.”

Pubblicato in: Letture Incolte

Il giardino dei mostri

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I mostri. Cʼè chi li usa come impalcature per costruirci un mondo. Chi i propri demoni non li subisce, ma li cavalca. Chi, come Niki de Saint Phalle con il suo Giardino dei Tarocchi, è riuscita a trasformarli in qualcosa di tangibile e angosciante, un complesso di opere che possono essere dimore confortanti, ma solo per chi ha il coraggio di abitarsi.

Non un angolo retto, solo forme morbide, femminili, inquietanti, immerse tra i lecci e i sugheri. Sembravano essere sorti dal terreno come giganteschi funghi velenosi dai colori tossici e innaturali, spuntati in mezzo al bosco dopo una notte di pioggia incantata.”

Nel suo libro “Il giardino dei mostri” (E/O, 2019) Lorenza Pieri ci riporta nello spazio temporale tra la fine degli anni ottanta e lʼinizio dei novanta. Siamo a Capalbio, sulla costa maremmana, tra contadini e butteri che si scoprono imprenditori e giovani di provincia in competizione con i coetanei in trasferta dalla capitale. Quella zona, poco dopo il confine laziale, era e resta meta per le vacanze dei romani di buona famiglia, ancora attratti dal fascino rurale e brado della campagna,  guardandolo spesso dallʼalto del loro piedistallo. Continua a leggere “Il giardino dei mostri”

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Chilografia – Diario vorace di Palla

PicsArt_04-23-05.17.06Leggere “Chilografia” di Domitilla Pirro (Effequ, 2018) mi ha condotto nella dimensione chimerica che ricercavo da tempo, ed è quella in cui riescono a convivere accuratezza linguistica e spontaneità letteraria.

Il Diario di Palla, lo sfogo materiale della sua bulimia totalizzante, è un rendiconto ossessivo che contagia il lettore, facendolo diventare parte della malattia fino allʼultima parola, dellʼultima riga, dellʼultima pagina. Continua a leggere “Chilografia – Diario vorace di Palla”

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Luce

PicsArt_04-02-11.22.31Se cʼè una cosa che è scaturita dalla lettura di “Luce”, di Bettina Bartalesi e Gianluca Di Matola (Clown Bianco, 2018), è un incontenibile bisogno di riscatto. Luce è una ragazzina di tredici anni che, nonostante il conflitto con i suoi slanci adolescenziali, ha ben chiara una cosa: non si farà mettere i piedi in testa. Ed è questa la scintilla che illumina la scatola nera nella quale si svolgono le vicende del libro, ambientato in quello che potrebbe essere un paese qualsiasi della periferia italiana, durante gli anni di piombo.Ero lʼobiettivo ideale per chiunque volesse sviluppare la propria sadica natura. Ero una lucertola alla quale avrebbero potuto ficcare uno spillone in gola senza che quella sbattesse minimamente la coda.” Continua a leggere “Luce”