di Beatrice Galluzzi
“Siamo obbligati a godere. Il godimento diventa una specie di strano dovere perverso.”
Della regista inglese Sophie Fiennes non si sa molto – a parte che è figlia e sorella dʼarte – e in Italia si conoscono poco anche i suoi documentari su Lars Von Trier, Anselm Kiefer e Grace Jones. Ma entrambe le sue guide perverse hanno avuto in discreto successo e ora i possono vedere su Prime Video (Guida perversa al cinema, 2006, e Guida perversa allʼideologia, 2012).
C’è un Leitmotiv che la documentarista riprende nei ritratti dei suoi personaggi – da quelli più famosi ai più schivi – ed è il risvolto occulto del consumismo, risvolto sul quale lei mette il fuoco in modo obliquo e che arriva in tutta la sua sconfinata rovina – possibile, ci chiediamo, ignorare certi meccanismi così apertamente? La Fiennes non riprende cosa cʼè di sfarzoso nella società consumista, bensì si concentra sugli scarti – come ha fatto in Over your cities grass will grow, 2010, dove stringe zoom lentissimi sui dettagli del complesso industriale abbandonato che diventerà la dimora dellʼartista tedesco Kiefer. Enfatizza le minuzie del disfacimento, ed è così che ne fa emergere i resti.
Ciò che lega la regista inglese a Carpenter – a parte lʼindugiare a lungo nelle inquadrature e il focus sui dettagli accessori – è il sociologo e filosofo Slavoj Žižek, protagonista di entrambe le guide della Fiennes, imperdibili sia per i cinefili che per i semplici curiosi dei messaggi subliminali dietro ai media. In Guida perversa al cinema, Žižek– con la voce italiano di Tatti Sanguineti e i tic continui che trasmettono la sua irreprensibile passione per questi temi – mette in piedi ore di smontaggio maniacale di singole scene tratte dai film di Hichtcock, per passare da Scorsese e arrivare a Lynch, mentre la Fiennes ne ricrea le scenografie. In Guida allʼideologia, invece, il filosofo si concentra sul desiderio dietro agli spot pubblicitari più famosi – Coca-Cola, Starbucks – mentre si addentra in pellicole come Arancia Meccanica, Lo squalo, Taxi Driver e Brazil. Ma cosa fa Žižek per catapultarci fin dalla prima inquadratura nel suo mondo inzeppato di non detti? Comincia da Essi vivono, di John Carpenter (1988), che definisce come uno dei capolavori dimenticati della sinistra hollywoodiana.

Il film di Carpenter racconta la storia di John Nada – nada ovvero niente, in spagnolo – un soggetto puro, un lavoratore senza tetto, che gira in una città senza nome per trovare lavoro. Nada incontro un uomo, Frank, che lo porta con sé in un cantiere e gli trova rifugio in una baraccopoli per senza tetto. I due discutono della crisi economica americana che li ha resi disoccupati, rigettandoli in strada come rifiuti, e mentre Frank si mostra disilluso verso il futuro, il protagonista dice una cosa che gli tornerà in gola come un rigurgito per tutto il film:
“Mi rompo la schiena per guadagnare, aspettando di trovare lʼoccasione giusta. Arriverà. Io credo nellʼAmerica. Seguo le regole.”
Non ce lo deve neanche dire, John, che il suo credo è destinato a sgretolarsi. Perché noi lo vediamo muovere nel mondo con circospezione, seguire i movimenti attorno a sé come fossero fili di un complotto che si intrecciano tra loro. Siamo al minuto 00:30:00 del film di Carpenter quando i presentimenti del protagonista culminano nella risoluzione ideale – e idealista – ovvero quando John trova una scatola piena di occhiali da sole che funzionano da occhiali di critica allʼideologia. Le lenti permettono di vedere il messaggio di propaganda dietro ai cartelli, alla pubblicità, ai giornali. Quando si indossano si scopre la dittatura nella democrazia. E non solo. Si vedono anche le persone parti della cospirazione – in questo caso alieni, il Grande Altro – che hanno le sembianze di mostri senza pelle, cadaveri scarnificati che si mischiano alla gente comune.

Ma quello che ci dice Žižek nel documentario della Fiennes, facendo lʼesempio del cappuccino di Starbucks, è qualcosa che va oltre alla cara e vecchia ideologia che Carpenter scoperchia negli anni ’80. Oggi, multinazionali come Starbucks si giustificano dichiarando che il loro prodotto è più caro degli altri perché con quei soldi salvano lʼAfrica dalla siccità, le famiglie che coltivano il caffè biologico in Costa Rica ecc.
“Ai vecchi tempi del puro e semplice consumismo, compravi un prodotto e poi ti sentivi in colpa. Per cui lʼidea era che dovevi fare qualcosa per neutralizzare il tuo consumismo, per esempio far beneficienza. Ciò che Starbucks permette ora è essere un consumista e esserlo con la coscienza pulita.”
E al contrario di quello che sembri, la scena più rappresentativa di Essi vivono non è quando Nada scopri i messaggi consumisti/capitalisti dietro ai cartelli, bensì nel momento in cui vuole che anche il suo amico Frank indossi gli occhiali, e ne segue una lotta sfinente tra i due – quasi nove minuti – in cui Frank si batte con tutte le sue forze per non cedere, per non mettere gli occhiali. La scena sembra eccessiva, quasi da ring di Wrestling – qui il regista ci strizza l’occhio con la sua ironia, visto che John Nada è interpretato dal wrestler Roddy Piper – eppure Carpenter non diluisce la tensione, la amplifica, e lo fa per calcare un messaggio che Žižek inneggia: “lʼideologia non è semplicemente imposta su di noi, lʼideologia è la nostra spontanea relazione con il mondo sociale. A noi, in un certo senso, la nostra ideologia piace.” Non vedere – non mettersi gli occhiali – ci permette di vivere in una bugia che ci è cara, perché è quella sulla quale si edificano le nostre illusioni. “Un paradosso, l’estrema violenza della liberazione. Bisogna essere costretti alla libertà. La libertà fa male“.

Ma attenzione, cʼè una deviazione curiosa – a cui non si fa necessariamente caso – e avviene al minuto 00:37:00 di Essi vivono. Nada ascolta di sfuggita il vero messaggio di un conduttore televisivo che sbobina una teoria spiazzante, ovvero “Si direbbe che tutto il mondo, e soprattutto l’America, fosse in attesa di un Ordine Nuovo. Tutto quello che facciamo, ogni cosa a cui crediamo, può contribuire a forgiare lʼavvenire verso il quale ci stiamo conducendo. E questa violazione è stata raggiunta grazie alla vostra malleabilità e allʼadattamento del vostro grande spirito nazionalista.” Ragazzi, uno sputtamento completo. Il regista americano sta dicendo agli americani che sono esseri condiscendenti perché accecati dallʼideologia e dal patriottismo. E, allo stesso tempo, ci sta lanciando lì il sasso del Nuovo Ordine Mondiale, la più grande teoria del complotto – oggi sdoganata grazie ai cospirazionisti che si sbilanciano sui social. Vi consiglio di fare una semplice ricerca su Wikipedia dove, oltre a esserci i dogmi di tale teoria, ci sono anche i libri dove compare, gli artisti musicali che la nominano – Madonna, New Order, Megadeth, Muse, Tupac ecc. – e gli innumerevoli film dove compare, oltre a Essi vivono – Metropolis, Quinto potere, Atto di forza, Johnny Mnemonic e così via.
Potremo andare avanti ancora a lungo eviscerando una pellicola del 1988 che lo stesso Carpenter, ripensandoci oggi, definisce “non un’opera di fantascienza, ma un documentario“, quindi chiudo questo mio intervento per Mr. Hyde Frammenti con un’immagine di Guida perversa allʼideologia, in cui Sophie Fiennes riprende Žižek nel deserto del Mojave, in mezzo a una sconfinata rimessa per aerei abbandonati, distrutti, scoperchiati, la faccia malinconica delle dinamiche capitaliste. Il filosofo, seduto su un sedile scolorito, ci dà una soluzione ultima e inattuabile, quella dellʼaccettazione:
“Il capitalismo è sempre in crisi, la crisi non è il suo ostacolo è ciò che lo porta avanti verso: un auto-rivoluzionamento permanente, una riproduzione permanente ed estesa di se stesso, sempre nuovi prodotti. Lʼaltro risvolto invisibile è lo spreco. Non dovremmo reagire a questo cumulo di rifiuti cercando di sbarazzarcene, forse la prima cosa da fare è accettare questi rifiuti, accettare che là fuori ci siano cose che non servono più a niente, in modo da spaccare questo eterno ciclo di funzionamento.”
Accettiamo lʼimmondizia, accettiamo lo spreco, ma mettiamoci quei maledetti occhiali.
ps. gli occhiali di Essi vivono ora esistono, si chiamano Irl Glasses e quando si indossano vengono oscurati tutti gli schermi.
Interessante leggere il suo articolo, scrive cose complesse in modo chiaro, non è necessario indossare nessun paio d’occhiali per vedere il suo contenuto. Grazie
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Grazie a lei, Gloria, sono davvero contenta che il pezzo le sia piaciuto! Un caro saluto. Beatrice Galluzzi
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Grazie mille Gloria!
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