di Elena Ciurli
Concludiamo in bellezza e in musica questo terribile 2020 grazie all’energia esplosiva di Alteria: cantante, speaker radiofonica e artista dal talento passionale; è una delle voci più potenti del panorama rock italiano contemporaneo.
Siamo liete di darle il benvenuto nel salotto (o meglio nel locale buio e fumoso) delle Donne Difettose. Sì, perché me le immagino in un luogo così le nostre interviste: io che parlo liberamente con la mia ospite, mentre sorseggiamo un bicchiere di vino o un ottimo cocktail con un sottofondo degno di nota.
Quando nasce Alteria? E perché hai scelto questo nome?
Alteria nasce con le mie prime esperienze da cantante. Verso i 16 anno ho iniziato a cantare, prima al liceo e poi con una band che cercava una cantante e che aveva lasciato un annuncio su un mercatino musicale online. Poco dopo le prime prove insieme il batterista della band mi ha detto che sarebbe stato bello trovare un “nome d’arte”, il mio nome di battesimo non è cosi rock (Stefania Bianchi) e quindi ho scelto Alteria. Il perchè della scelta mi fa sorridere…all’epoca mi piaceva un ragazzo che però non ricambiava, un giorno ricordo mi disse che ero il suo “alter ego”… e quindi ho storpiato un po’ quella parola, l’ho resa più femminile e sono diventata Alteria. 😉
Quali sono le band e in generale gli artisti che ti hanno maggiormente influenzata?
Ascolto davvero tanta musica e diversi generi musicali. Da piccolina in casa mia non mancavano mai Battisti, Mina e Burt Bacharach e di certo l’amore per il cantautoriato italiano e la melodia è sempre vivo. Crescendo mi sono avvicinata al rock di sicuro grazie ai Litfiba, li ho amati con una grande devozione: dopo averli scoperti con Mondi Sommersi, era il 1997 e io avevo 13 anni, da lì sono andata a ritroso scoprendo tutta la loro discografia. Avevo poster di Piero Pelù ovunque in cameretta e sono stati il primo concerto rock che ho visto (il primo in assoluto invece è stato degli Articolo 31). Iniziando a cantare ovviamente ho ascoltato tante voci femminili della scena rock di quel periodo e quindi Guano Apes, Anouk, Skunk Anansie, Cranberries; ho iniziato a cantare guardando loro: donne fighissime del rock. Questi sono stati i miei inizi…poi ovviamente mi si è aperto un mondo: dai Led Zeppelin ai Deftones, Janis Joplin e i Radiohead, i NIN e Fiona Apple. Oggi come oggi ho una playlist musicale che spazia davvero molto, in un artista cerco la verità.
Hai raggiunto i tuoi primi successi con i NoMoreSpeech e adesso sei una solista. Qual è la dimensione che ti rappresenta più?
Esco come solista ma non sono sola per nulla. Ho il mio fidato amico e produttore Max Zanotti, ho i miei musicisti che sono una bella famiglia. Onestamente non è questione di cosa mi rappresenta di più, è stata un’evoluzione naturale del mio progetto, ho avuto bisogno di raccontarmi attraverso la musica in una forma più cantautoriale e quindi la dimensone “solista” è arrivata da sé.
Cosa pensi della scena rock italiana di oggi?
La scena rock italiana esiste e cerca di sopravvivere nonostante il poco, quasi nullo, spazio ad essa dedicato. Quello che ha sempre distinto il rock (italiano e non) e ne ha avvalorato l’identità è il live, i concerti che ahimè in quest’anno funesto sono venuti a mancare. Quindi la fatica è aumentata, gli algoritmi dei social, la zero attenzione dei media, le discografiche concentrate su altri mondi musicali di certo rendono il tutto molto difficile. Sono anni che mi sento dire che tutto è ciclico e che quindi il rock tornerà in auge anche in Italia.. lo spero. Nel frattempo si tiene botta, si combatte la propria personale “guerra” per cercare di raggiungere più orecchie curiose possibili.
Ti sei mai sentita in qualche modo discriminata in ambito musicale perché donna?
Mi sono capitate situazioni in cui ho avvertito dello scetticismo nei confronti del mio essere donna e suonare rock, uno scetticismo preventivo che ho subito messo a tacere non appena ho avuto occasione di cantare, salire su un palco, fare quello che amo fare. Mi sono sentita discriminata invece più volte come musicista nel momento in cui si scopre che sono anche una speaker radiofonica: è assurdo ma per una etichetta discografica o un giornalista musicale spesso il fatto che un musicista sia anche un personaggio della radio ( o della tv ai tempi di Rock Tv) toglie credibilità al suo essere musicista…un pensiero del tipo “sarà una che fa radio e si diverte a canticchiare”. In realtà io nasco musicista e dopo ho incontrato tv e radio, all’interno delle quali ho sempre cercato di portare come valore aggiunto il mio conoscere la musica proprio dalla prospettiva di chi la suona.
Credi che le donne in Italia abbiano il giusto spazio nel genere rock?
Credo che il rock non abbia il giusto spazio in Italia.
Progetti per il futuro?
Tornare a suonare presto, continuare a comporre la mia musica, divertirmi in diretta ogni mattina alla radio e perchè no: come sogno nel cassetto scrivere il mio primo libro.
Grazie a te splendida creatura del rock!