Pubblicato in: Letture Incolte

L’OSPITE NOTTURNO

Lettura incolta di Beatrice Galluzzi

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La prima cosa che mi ha colpito di Fiona McFarlane è che a trentacinque anni abbia deciso di scrivere un romanzo la cui protagonista ne ha settantacinque. Non è certo insolito che un autore dia voce a personaggi di generazioni diverse dalla sua, ma è raro che tale prospettiva sia così veritiera, e tanto empatica da far entrare il lettore nello stato d’animo e nel mondo della persona di cui si parla, fino a dare la sensazione di diventare come lei, di invecchiare insieme a lei.

E come fa una persona giovane a parlare di un’anziana così bene? Entrambe le nonne di Fiona sono state affette da demenza, ma questo non è sufficiente per conoscere la loro prospettiva. In un’intervista sul libro l’autrice ha detto “Volevo scrivere della demenza in un modo che non fosse eccessivamente sentimentale o stereotipato e volevo esplorarla dall’interno, come immaginavo che potesse essere”. E c’è riuscita, credetemi. Se leggerete questo romanzo ve ne renderete conto. Non è mai noiosa, né patetica e meno ancora strappalacrime (trappola in cui sarebbe potuta cadere facilmente).

La storia parla di Ruth, una signora – molte settantacinquenni mi ucciderebbero se la chiamassi “vecchia” – che rimasta vedova continua a vivere in una casa isolata sul mare, in Australia. Ruth è in preda al dubbio delle sue capacità, ai suoi dolori, alla malinconia dei tempi pieni della gioventù, agli occasionali vuoti di memoria. Sente persino una tigre di notte. Ebbene sì, una tigre. È convinta che si aggiri nel suo salotto. Scorrendo le pagine dell’Ospite Notturno mi è sembrato di soggiornare assieme a20170215_121220 lei, annusando il profumo salmastro del mare, osservando le balene affiorare dall’acqua e i giovani surfisti correre nudi sulla spiaggia. Ci siamo insieme dispiaciute quando il giardino, una volta molto curato, è stato sommerso sotto lo spesso strato di sabbia portata dal vento. Poi, come una tempesta costiera, è arrivata Frida, un’inserviente mandata per accudirla. Ha iniziato a pulire i pavimenti con l’eucalipto, coprendo il profumo salino, a ingombrare le stanze con la sua presenza. Allora tutto è cambiato. La storia si è trasformata, ha acquistato vigore, e allo stesso tempo qualcosa di inquietante ha iniziato ad insinuarsi nelle nostre giornate. E comunque, tornando alla tigre, la sentivo anch’io.

Fiona McFarlane non è mai monotona e la sua scrittura è ricercata ma mai – e mi piace sottolineare mai – ostenta la vanità del saper scrivere. Il suo talento è questo: la sofisticatezza della semplicità. E vi sembra poco?

PERIODO ADATTO PER LEGGERE L’OSPITE NOTTURNO

Questa lettura è adatta se si hanno nonni o genitori un po’ particolari, talvolta bruschi o incomprensibili. Tra queste pagine si può dare una sbirciata nel loro mondo (o almeno nel mondo di alcuni di loro), e magari provare comprensione, empatia, affetto. Non pietà, ma tenerezza. Lo consiglio anche alle persone che sono avanti con gli anni, ma a patto che non siano in un periodo malinconico, in tal caso questo libro potrebbe amplificare il loro problema.

COLONNA SONORA DA ASCOLTARE DURANTE LA LETTURA

Ho scelto Nick Cave non solo perché anche lui è australiano ma perché quest’album, in special modo la canzone Jesus Alone (Gesù da solo) racchiude echi e rumori che sembrano provenire da una conchiglia, e nel suo progredire il brano non si solleva mai, non esplode, non regala la sensazione di scioglimento e di liberazione che si cercano in una canzone o in un libro, esattamente come fa il romanzo della McFarlane.

 Musicista: Nick Cave & The Bad Seeds 

Album: Skeleton Tree

Brano: Jesus Alone 

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